Lecce: Chiesa di San Matteo

Dall’Adriatico allo Jonio, città e luoghi incantati

Strade da vivere: fascino Salento tra leggende, storia e gente di mare
di Elio Paiano

 

Serra ParabitaLa penisola salentina è una grande pianura adagiata sul mare, i suoi modesti rilievi, le serre salentine, non superano gli ottocento metri di picco massimo nel versante del Nord Salento. Le Serre Salentine arrivano appena a duecento metri o poco più. Eppure le sue coste sono così varie, presentano una varietà di situazioni, così grande da costituire una continua sorpresa. Le rocce plioceniche e pleistoceniche (note anche per il fatto di fornire la splendida pietra leccese) costituiscono la sua piattaforma che, a volte degrada dolcemente sul mare, lasciando il posto a spiagge e dune sabbiose, a volte si frattura creando insenature tra la costa alta, oppure grotte, gole, piccoli anfratti, isole ed isolotti.

Capo di LeucaDue mari lambiscono questa terra: l’Adriatico e lo Ionio, Capo Santa Maria di Leuca li divide. Un viaggio attraverso le coste salentine permette di goderne gli aspetti naturalistici, ma anche di scoprire, tra città e monumenti, due grandi – e spesso sommerse – civiltà che da sempre convivono nel Salento: quella marinara e quella contadina. Ma, protagonista di questo piccolo viaggio è soprattutto il mare. Il mare del Salento regala gioie e visioni, intrecci di festosi colori, antiche storie e leggende. Bisogna percorrerlo lentamente, con il ritmo antico delle barche a remi, o con quello ventoso delle vele, per apprezzarlo. Dall’Adriatico, la tramontana ed il grecale, parente stretto del meltemi macedone, portano l’aria orientale e balcanica; dallo Ionio, lo scirocco, l’antico vento iapigio, parla del passato. Lo zefiro in Puglia si chiama iapigio, diceva Apuleio. I Greci prima, i romani poi, credettero che questo vento nascesse qui, dal promontorio Iapigio che da Leuca porta ad Otranto e Gallipoli.

Il golfo di TarantoLa gioia di vedere, navigando da Leuca verso Ugento e Gallipoli il golfo di Taranto, la terra a loro più amica, era così grande che non mancavano mai di ripeterlo. La natura tra faraglioni, grotte e curiosi fenomeni carsici presta voce a leggende ancestrali. Così Ercole che scaraventò i Giganti Leuterni giù dal monte Olimpo presso il campus cumflagrationis per inseguirli ed ucciderli proprio nel promontorio japigio, nella terra dei Messapi, creando, dal corpo in dissoluzione dei giganti le acque sulfuree di Ugento, Leuca e Santa Cesarea. Solo quest’ultima possiede ancora delle terme attrezzate, forse perché qui una leggenda cristiana sostiene che Cesarea o Cisaria fu inseguita dal padre, che non rispettava il suo voto di castità, la terra li inghiottì e dagli stivali del padre nacque lo zolfo della Gattulla. Gli infiniti riflessi di questa grotta invitano a seguirne le orme: da Otranto a Leuca una trama infinita di grotte e cavità s’insegue creando visioni a volte irreali. Ma la leggenda irrompe ancora prepotente: Diomede, stanco della guerra e di una moglie infedele, approdò proprio nel Salento, presso le rocce popolate, da allora, dalle diomedee. Virgilio sognò l’approdo di Enea, Ercole ebbe anche il tempo di incontrare la Vecchia del masso di Giuggianello.

Il mare di Porto CesareoE’ un mare che incanta e canta, dalle barche dei pescatori, in città come Gallipoli e Porto Cesareo, che nella memoria collettiva salentina sono luoghi di cene sontuose a base di pesce e frutti di mare. La civiltà marinara si affida agli ex voto testimoni di una religiosità tutta votata al sincretismo, ai colori e al sentimento. Il tessuto cittadino di questi luoghi si riempie di dialetti architettonici, giochi al rimando tra ingenuità ed intuizione. Le nasse, le reti, le barche, i volti stessi di questi uomini narrano una storia continua. Non importa sapere che il mare e i templi, la religione ed il navigare, in questa terra siano legati in maniera imprescindibile, lo si avverte subito. I panorami mostrano luoghi da sogno: le spiagge di Alimini dall’alto delle dune; la costa bassa di Gallipoli con il sole che saluta l’antica chiesetta di San Mauro; le spiagge di Ugento che proseguono per 12 Km, le Pescoluse, Alliste, Racale, Felline, San Cataldo, Santa Caterina, Porto Selvaggio e Porto Cesareo. La Madonna dell’Alto guarda i naviganti che sfidano lo Ionio, poiché un pescatore scampato al naufragio mantenne la promessa di erigere una chiesetta alla Madonna nel punto più alto, allo stesso modo tutte le chiese di Gallipoli vecchia guardano al mare, punti di riferimento, fari più dei fari veri, come il santuario di Leuca. Questa prima parte del viaggio invita ad iniziare, ben presto, un nuovo percorso, magari proprio quello delle navigazioni letterarie. Un invito per la prossima navigazione nel mare del Salento.

 

Fonte: "Il Quotidiano" di venerdì 9 giugno 2006.
Autore: Elio Paiano

 

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