Lecce: Chiesa di San Matteo

La via dei dolmen e dei menhir

Piccoli sentieri nelle campagne salentine celano i segreti della Stonehenge italiana. Un percorso tra mistero e gastronomia
di Elio Paiano

 

Giurdignano: menhir San VincenzoNella terra dei dolmen e dei menhir

Non è una vera e propria strada, ma un insieme di strade interpoderali che si possono imboccare da un comune per finire nell’agro di altri due. Percorrerla è fantastico perché si tratta dell’unica strada dei Dolmen e Menhir d’Italia, una delle poche al mondo (un’altra simile solo in Bretagna).
Basta arrivare nella piazza principale di Giurdignano, per decidere se partire subito o fermarsi prima presso l’Osteria degli Amici che prepara piatti tradizionali. Si può anche decidere di visitare la cripta di San Salvatore con gli affreschi del XII secolo, e solo dopo partire per la “via dei dolmen e dei menhir”. La si riconosce subito perché, proprio sull’incrocio, si trova il maestoso Menhir San Vincenzo. Si tratta di una pietrafitta alta diversi metri infissa nel banco roccioso in cui si vedono dei canali di scolo incisi. Occorre osservare bene la sua orientazione (magari utilizzando una bussola) per segnarla.

Menhir San PaoloBasta seguire l’indicazione dolmen, oppure per le scuole elementari per trovare il menhir San Paolo. E’ un vero e proprio gioiello, una piccola cripta con croce greca incisa, mostra le incisioni per le coppelle votive. Ma se si osserva bene, all’interno, l’antico affresco italo-greco è stato sostituito (si pensa nel ‘600) con uno raffigurante San Paolo, una grande ragnatela e la taranta.
Alzando gli occhi si vede il menhir che sormonta il tutto. In questo monumento, all’antico culto dei megaliti fu aggiunta la “cristianizzazione” resasi necessaria dopo l’Editto di Teodosio che rese fuorilegge tutti i templi non cristiani. Da qui, proseguendo per le stradine di campagna s’incontra il menhir Croce della Fausa. Un enorme megalite che mostra inciso lo swastika messapico, poi trasformato in croce greca. Sempre dritti si arriva presso il menhir Vicinanze 2, che svetta tra gli olivi. Seguendo le indicazioni si raggiunge il dolmen Stabile che mostra incise sul lastrone le cabalette di scolo per i sacrifici rituali. Sulla destra, un”muro di dolmen” abilmente costruito dagli interventi per la Riforma Fondiaria tra gli anni ’30 e ’50 che distrusse la Stonhenge italiana. Ricordatevi l’orientamento dei megaliti. Basta controllare la bussola per verificare che sono tutti in asse solstiziale, cioè seguono il percorso che compie il sole nel giorno del solstizio. In lontananza si vede il mare, perché tutti questi megaliti puntano la “specchia di Storlacina”presso Capo d’Otranto, verso l’Oriente.

Dolmen ScusiDa qui si arriva nella strada che collega Minervino con Palmariggi. Si può fare una deviazione per fermarsi al Residence Il Dolmen e magari visitare il Dolmen Scusi, il primo dolmen ufficiale d’Italia segnalato alla comunità internazionale nell’800 dal Maggiulli. Ritornando, oppure proseguendo se non si è deviato, s’incontra lo straordinario “Letto della Vecchia”, un grande complesso con enormi rocce sacre ed un menhir. Tra gli olivi si scorge un’enorme roccia a forma di giaciglio. Due coppelle sono scavate sul dorso: qui dorme la Vecchia , una delle incarnazioni dell’antica Dea Madre. Antico ritrovo per sabba, nei pressi del masso c’è un altro particolare che ci riporta dalla preistoria alla Magna Grecia. Un tempo, dopo aver scagliato i Titani giù dal Monte Olimpo nel Campus Cumfragazionis, Ercole li inseguì fino nel Capo Japigio, nella Messapia. Qui li uccise e dal corpo in dissoluzione si crearono le misteriose sorgenti di acqua sulfurea della vicinissima Santa Cesarea. Ercole fece una piccola deviazione a Giuggianello e sfidò la Vecchia. Per dimostrarle la sua forza sovrumana scagliò in aria una pietra enorme lasciando per sempre sulla roccia l’impronta del piede gigantesco ed in bilico l’enorme roccia scagliata.

Giuggianello: grotta di San GiovanniDa qui si arriva a Giuggianello, inerpicandosi tra le stradine di giunge alle Grotte di San Giovanni per vedere il menhir ai piedi della collina. Se si ha fame ci si può fermare al ristorante Follaro.
Qui termina la via dei megaliti, un vero e proprio gioiello d’Italia quasi sconosciuto. Se scendete dalla collinetta potete visitare l’orto botanico della Tenuta Sant’Andrea che possiede la collezione privata di piante grasse più grande d’Europa. E’ anche un agriturismo, si può sostare anche qui oppure giungere fino alla piazza di Giuggianello dove c’è il ristorante Il Castello, nell’antico palazzo baronale.

Fonte: "Il Quotidiano" di venerdì 17 febbraio 2006.
Autore: Elio Paiano

 

Ilsonline - Scuola di Italiano per Stranieri ad Otranto
La scuola d'italiano per stranieri ILSONLINE è la migliore soluzione in Italia per una vacanza studio in Italia

Ilsonline - Scuola di Italiano per Stranieri ad Otranto

 
 
©2005 - Otranto.biz
News sul turismo in Italia Vivai Bortone Elisa di Rivombrosa