Otranto: Baia dei Turchi

Così le masserie del Salento conquistarono il cuore dei lord

Strade da vivere: le masserie del Salento
di Elio Paiano

 

Otranto - Masseria MontelauroViaggio tra le “sentinelle” dell’entroterra

Provare a compiere un itinerario tra le masserie fortificate del Salento è un impegno molto arduo. E’ una terra disseminata di strutture che a volte sono del tutto simili ad un castello, altre volte ad un palazzo signorile. E’ un tema, però, che affascina in tanti. In alcune zone, ad esempio, come Otranto ed Ostuni gli Inglesi sono letteralmente affascinati da queste strutture e pongono spesso una domanda: come mai tante masserie-castello in questa terra? La risposta non è univoca e presenta molte sfaccettature. Il che ne aumenta il fascino e rende – spesso - irresistibile la voglia di visitare queste eccezionali costruzioni.

Savelletri - Masseria San DomenicoLa matrice è la natura stessa del Salento: è una terra di frontiera, la frontiera tra l’Oriente e l’Occidente Mediterraneo, è stata quella tra i Turchi e l’Europa, tra i pirati e le città. Le coste erano malsicure, in ogni punto d’approdo si volle una torre, ma nell’entroterra la minaccia era duplice. La masseria era il luogo in cui si accumulavano immense ricchezze e costituiva il bersaglio preferito sia dai pirati musulmani, che dai briganti locali, i quali praticavano diffusamente l’abigeato (approfittando dei frequenti vuoti di potere che lasciavano indifesa la popolazione). Addirittura, pare non fosse infrequente vedere bande armate fare irruzione in alcuni feudi anche solo per metterne in crisi la conduzione. Così fu adottato un sistema analogo a quello delle fortezze costiere. Ognuna di queste costruzioni possedeva una torre ed attorno ad essa nasceva una masseria, ma non come una semplice forma di volumi, bensì secondo un ordine progettuale attento ad entrambe le esigenze: la difesa e la convivenza della piccola comunità autosufficiente.

Ostuni - Masseria Rialbo di SopraQuella delle masserie di Puglia è una delle pagine gloriose della nostra storia. Lo sviluppo dei volumi seguiva schemi diversi, secondo le esigenze di allevatori o coltivatori, ma il cuore della costruzione restava sempre lei, la torre, luogo deputato a costruire la produzione e le ricchezze di tutti, unica struttura da cui poter ricavare qualche alloggio più confortevole. Sotto l’impulso di Don Pedro Giron, ad esempio, si scatenò una vera e propria gara a fortificare molte zone dell’entroterra. L’idea del Vicerè era quella di sollecitare la costruzione di fortezza per contrastare “lo turco invasore” che aveva conquistato Otranto, fatto tristemente noto in tutta l’Europa. Ma per i signorotti locali, avere una masseria fortificata era un modo per garantirsi una buona reputazione e-magari- prestando “fedeltà all’Imperatore” scalzare qualche solida ed antica famiglia pugliese in odore di adesione alle numerose “rivolte dei baroni”. Insomma, in molte di queste splendide strutture possiamo vedere un percorso incredibilmente lungo che si snoda nel corso di molti secoli. Non ci si deve far ingannare dalle ri-edificazioni che spesso le caratterizzano, molte strutture del ‘600 o anche dell’800 nascondono una storia secolare, molto più antica degli attuali assetti.

Cannole - Masseria TorcitoPiù che tracciare un itinerario è più facile indicare alcuni luoghi esemplari a partire dai quali compiere escursioni. Così, ad Ostuni, ai piede della Seva s’incontra la Masseria Rialbo di sopra. Il nucleo centrale è del XV-XVI secolo con successive aggiunte. Caditoie, scarpature, piombatoi, feritoie, un frantoio ipogeo indicano l’attenzione ala difesa ed alla produzione. Ma l’antica carraia e le cripte fanno risalire questo insediamento molto più indietro nel tempo, nei secoli in cui i monaci italo-greci risiedevano in comunità organizzate. Allo stesso modo, andando ad Otranto, si può incontrare Masseria Montelauro. Un grande corpo orizzontale ingloba i resti di una torre, ma il nome stesso ricorda che qui c’era il “monte delle laure” dei monaci italo-greci , a metà strada tra la Valle dell’Idro, la Valle delle Memorie e san Nicola de’ Casulis. Lo stesso schema lo si trova in molti casi: un villaggio medievale o un insediamento monastico a cui segue una masseria. Sono innumerevoli gli esempi: dalle masserie neretine a quelle di Ugento, da Fasano ad Ostuni, dalle “Quattro Macine” di Giuggianello a Pasulo. Sì sono luoghi affascinanti, ma pretendono restauri attenti che non cancellino queste tracce millenarie. Perché nelle masserie fortificate è nascosta, spesso, una grande parte della storia di questa terra.

 

Fonte: "Il Quotidiano" di venerdì 19 maggio 2006.
Autore: Elio Paiano

 

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