Molto spesso, nell’ammirare i monumenti della Grecìa salentina, ci si ricorda dei nomi dei committenti, dimenticandosi di riportare quelli degli “architetti” che li hanno edificati. Nella Grecìa, infatti, operavano veri e propri clan di costruttori che – tra la fine del Seicento ed il Settecento - mutarono il volto di molti luoghi. Famiglie come i Margoleo o i Manuli, infatti, erano tra le più contese da parte dei più ricchi committenti dell’epoca. Così, ad esempio, pochi ricordano che uno dei protagonisti del passaggio dai castelli ai palazzi signorili fu proprio Francesco Manuli. La splendida pietra di Melpignano e Cursi, aiutò questo geniale “architetto” nell’edificare e rimaneggiare tutta una serie di splendidi monumenti. L’epoca era mutata, si usciva dall’esigenza puramente difensiva per giungere a funzioni di rappresentanza degli edifici. Bisognava trasformare una miriade di castelli e fortilizi in eleganti dimore signorili. L’antico castello di Melpignano, su decisione di Giorgio Castriota, fu rifatto da Francesco Manuli nel 1636. Per interpretare il gusto dell’epoca e le esigenze del committente il geniale costruttore s’inventò un edificio sobrio, lineare, di gusto rinascimentale, minimalista per l’epoca (era il ridondante Seicento). Un trucco, però, lo dedicò all’esigenza di dimostrare grandiosità del suo committente: se osservata attentamente, la facciata del palazzo presenta i grandi finestroni che si restringono, questo per dare l’illusione ottica di trovarsi davanti ad un edificio ancora più grande. Certo, poi nella vicina chiesa della Vergine del Carmelo (affianco all’ex convento degli Agostiniani) Francesco Manuli cedette al gusto allora imperante del barocco ispirato dello Zimbalo.
Basta spostarsi di qualche chilometro per vedere un’altra sua geniale interpretazione. A Corigliano Francesco Manuli creò, nel 1615, le splendide decorazioni del castello di Corigliano per assecondare i desideri del duca Francesco Trani. Una facciata ornata da una elegante e raffinata balaustra, le otto finestre cieche in cui apporre le statue dei grandi condottieri e quelle delle loro virtù e caratteristiche, i santi in ogni torrione e la musa protettrice della musica.
Così, seguendo questo itinerario di palazzi creati per meravigliare, destrutturati dal loro primo intento, quello di incutere timore ed infondere sicurezza, si può percorrere un po’ tutta la Grecìa salentina. Come a Martano, oppure a Soleto. Qui, passeggiando nello splendido centro storico, si può anche fare un salto presso l’ex convento e la chiesa di San Nicola (ricostruita nel 1648). E’ uno dei più grandi edifici sacri di Soleto, anch’essa vide l’intervento del Manuli che l’arricchì con un prospetto sontuoso dal portale riccamente intagliato e sormontato dalla statua del santo, ma anche di una splendida finestra sorretta da mensole. La grande navata dell’interno è coperta da volte con i grandi archi che la dividono in tre campate.
Forse, nella sua frenetica attività che lo portò un po’ in tutta la Terra d’Otranto (dalla Grecìa a Lecce a Brindisi) Francesco Manuli non immaginava che molti di questi luoghi sarebbero stati ammirati per sempre, riscoperti anche nella nostra epoca. Fa eccezione, soltanto, l’ex convento di Soleto. Qui, infatti, dal 2002 le suore sono andate via dopo secoli, proprio perché l’edificio ha bisogno di restauri. Eppure, guardando il coro accanto al presbiterio, quello da dove le suore partecipavano alle funzioni religiose separate da una grata in ferro battuto, si avverte subito questa importante ed antica presenza che si spera possa tornare al più presto ad animare questi luoghi.
Melpignano - Alla scoperta degli antichi sapori
Nato come ristorante “Gatto Rosso”, qualche anno fa, si è convertito in “Melpigos” (luogo di Melpignano), aggiungendo alla già rinomata cucina anche la pizzeria. I locali si offrono caldi ed accoglienti. La casa propone ottimi, quanto ricercati, primi. Non disdegnando piatti tipici locali, della cucina contadina. Si affaccia su via Catalana, a pochi passi dalla centralissima piazza San Giorgio.
A poco più di cento metri, sui giardini comunali, si colloca la trattoria-pizzeria “Bistrot”. E’ un punto di ritrovo dove si possono gustare numerosi assaggini. Ma non disdegnano di offrire il classico”pezzetto di cavallo”, innaffiato con buon vino.
Sulla strada che porta dalla piazza verso la statale 16, su via Salento, si incontra l’altro posto di ristoro: “Borgo Convento”, di recente apertura proprio di fronte all’eremo dei Domenicani, di cui ha acquisito il nome. Oltre alle pietanze classiche salentine, si possono assaggiare piatti ricercati. |
Fonte: "Il Quotidiano" di venerdì 24 marzo 2006.
Autore: Elio Paiano