Lecce: Chiesa di San Matteo

Litoranea Otranto-Leuca: tra visioni, sapori e leggende

Strade da vivere: tutti i segreti della litoranea che il mondo ci invidia
di Elio Paiano

 

Torre Sant'Emiliano, sulla litoranea Otranto-LeucaÈ più bella del costa smeralda. Così Haary Toivonen Campione del Mondo di rally descrisse la litoranea Otranto Leuca negli anni ’80. Una delle strade più belle del mondo con i suoi saliscendi, le curve, il mare azzurro e la falesia che si tuffa dritta in acqua, le marine e le case dei pescatori, le torri e le orchidee. Forse è la prima strada al mondo ad essere stata la linea guida per un parco. Il parco Otranto-Leuca che attende solo la benedetta autorità di gestione che consacrerà per sempre questo itinerario così bello da essere quasi irreale. Partendo da Otranto s’incontra San Nicola de Casulis, l’antica abbazzia dei monaci italo-greci e già questo è uno degli itinerari più affascinanti: il monastero, la Torre del Serpe, la Baja dell’Orte, il laghetto dell’ex miniera di bauxite. Se si è dei buongustai ci si può fermare qui presso la Tenuta il Gambero per mangiare pesce oppure dormire in una delle antichissime stanze con volta a botte (era l’antica masseria dei monaci).

Faro di PalasciaProseguendo si può scendere al Faro di Palascia oppure seguire il percorso di Canale Oscuro ed osservare (all’alba oppure al tramonto) il fenomeno del “fiumedoro”. È una sorgente d’acqua dolce e freddissima che si tuffa in mare assumendo riflessi color oro con la luce radente. Un tempo, al guardiano del faro la vicina masseria Le Creste portava formaggi e ricotta fresca. Oggi si può prenotare un pranzo tipico del salento. La Specchia di Storlacina svetta sulla destra ed introduce al magico mondo della torre Sant’Emiliano e di porto Badisco. Centinaia di orchidee fioriscono da marzo a maggio, qui correvano “i cinque scapestrati” di Italo Calvino e da qui i rapaci migrano verso le opposte sponde del Mediterraneo. L’unico percorso didattico che mostra anche un “campo catalogo” del Parco Otranto-Leuca e della quercia vallonea è proprio in questo punto, messo su dall’Az. Agricola Grotta dei Cervi. Vi si vede l’antica casa del pastore con lo stazzo per le pecore sotto la torre, i pozzi profondi scavati nella roccia, i punti di osservazione per il falco pellegrino oltre ai fossili ed alle “marmitte dei giganti”. Un formaggio speciale, che cambia sapore a seconda delle fioriture di macchia e pseudosteppa è quello prodotto dall’Az. Torre Sanmt’Emiliano. È uno dei must per gli “iniziati” di Otranto assaggiarlo caldo e fresco dopo un percorso di trekking. Le grotte di badisco, da quest’estate saranno visitabili. Si perché Virginia Valzano, del Coordinamento Siba dell’Università di Lecce, ha costruito col suo staff e con il Cnr canadese un gigantesco ologramma in cui ci si può passeggiare per ore così grande che è il più grande del mondo. Ma per chi ama i sapori veri, -dopo aver emulato i protagonisti di “Guerre stellari”- può prendere un aperitivo al bar di Badisco per poi fermarsi a mangiare i celebri ricci. Proseguendo tra l’alta falesia s’incontra Torre Minervino. È una delle 366 torri costiere messe a guardia della Terra d’Otranto. Una strada conduce verso Cerfignano e Minervino. Dopo averne percorso un pezzo, s’incontrano i “cuti scurliscenti”. È qui che San Luigi fece trasformare le rocce in acqua saponata mandando a gambe all’aria i pirati turchi che percorrevano l’antica strada romana.

La costa di Santa Cesarea Terme al tramontoD’un soffio si arriva nella Vichy del Sud così era nota Santa Cesarea terme al tempo della “Belle Epoque” quando venivano a giocare al casinò i facoltosi possidenti terrieri della Jugoslavia e dell’Albania. Guardando palazzo Sticchi, le Terme, villa Raffaella etc sembra di sentire le arie de “La principessa Liana” di Tito Schipa.
Ristorante "Il Villino"Proprio di fronte a palazzo Sticchi si mangia sul mare, al Villino. In attesa che Torre Miggiano sia liberata dal cantiere posto sotto sequestro che la rende inguardabile, si può proseguire per le “Striare”. Sono le misteriose grotte delle streghe che con lo scirocco mischiano le esalazioni di acqua salata a quelle sulfuree. I misteriosi pittogrammi che custodiscono ed il loro aspetto (le rocce sembrano disegnare delle gigantesche mani dalle lunghe unghie) veramente suggestivo rendono questo luogo unico. Non ci andate da soli, perché potreste -secondo la leggenda- perdere l’orientamento e l’equilibrio precipitando in mare.

La grotta della Zinzulusa a CastroCi si avvicina a Castro Marina dove svetta la Torre del Castello abitata un tempo dalla “Contessa di Lemos e Castro”. Una suggestione infinita sulla Castro alta che si distende fino alla marina tra le reti dei pescatori dove ancora risuona la leggenda della “pigghiata ca ficera li turchi...” che ricorda la “vergin di Castro”. Una chiesa bizantina, una cattedrale latina romanico-gotica e poi barocca. Si può stare qui per ore ad ammirare il mare, magari però, anche le viscere della terra visitando la grotta Zinzulusa. Qui i ristoranti si affacciano sul blu come alla Zinzulusa o alla Grotta del Conte, all’Aragosta. Poco dopo s’incontra l’Acquaviva, oggi marina di Diso, un tempo della grande Contea di Castro. Uno splendido luogo le cui acque sono ossigenate dal corso d’acqua omonimo. Poi c’è Andrano, la grotta Verde, i piccoli ristoranti sulla costa, i chioschi e Tricase Porto. Qui la villa Codacci Pisanelli ha mantenuto lo stile fin de siécle inglese, con la thea room il campo da tennis in terra battuta e persino l’illuminazione all’acetilene. È il luogo che ospitò la Royal Navy nei primi del Novecento e lo scrittore Giorgio Bassani che da qui s’ispirò per il suo celebre “Il giardino dei Finzi Contini”. C’è Marina Serra, il Funnuvoiere, poi il Ciolo, dove si mangiano i pesci di paranza, e poi, infine, appare il faro di Leuca.

Fonte: "Il Quotidiano" di venerdì 20 gennaio 2006.
Autore: Elio Paiano

 

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